Formazione nella storia

Mi trovavo nel mio ufficio con Alessia, una cliente che non vedevo da diverso tempo, che riguardava il suo futuro lavorativo e aveva richiesto la mia consulenza. Dopo avermi messo al corrente della situazione e dopo aver trascorso con lei gran parte della mattinata ad un certo punto mi sorge un dubbio. Sapevo che aveva due bambine che andavano a scuola e mi chiedevo se, poiché dal mio ufficio a casa sua ci si impiegano mediamente quarantacinque minuti e visto che si era fatto un po’ tardi e i discorsi si facevano lunghi, mi chiedevo appunto se avremmo potuto terminare il nostro discorso in quella seduta, ma soprattutto se fosse stata in grado di andare a prendere le bambine a scuola in tempo.

Ho espresso questa mia preoccupazione ad Alessia e lei mi ha risposto che sarebbe stato meglio fare una telefonata. Io pensai chiamasse un’amica, la madre o il marito perché qualcuno andasse a prendere le bambine a scuola e invece, chiama la maestra. “Senti Maria, va tutto bene? Sì, mi devo fermare ancora un po’, puoi dare da mangiare alle bambine?” Ma come?! La maestra che dà da mangiare ai bambini? Ma  … in che scuola? Ma che maestra? Questa cosa proprio non la capisco. Mi faccio spiegare che tipo di rapporto lei abbia con la maestra delle sue figlie, penso che sia un’amica che le porta a casa e poi da loro da mangiare. No, dice Alessia, è un TIPO di scuola. Ah, una scuola privata, ma questo non spiega la disponibilità della maestra.

Vedi, mi spiega Alessia, la legge che riguarda l’istruzione parentale consente di offrire una scuola completamente auto organizzata rendendo più partecipi e attivi i genitori nella scelta del tipo di percorso formativo da far seguire ai propri figli … Così con alcuni genitori del circondario abbiamo individuato una maestra che potesse condividere le nostre idee e abbiamo fondato “la scuola del buon senso” questa scuola segue comunque il programma ministeriale che però viene arricchito di attività artistiche e manuali, fondamentali per lo sviluppo della fantasia dei bambini. Ovviamente i Direttori Didattici, valuteranno di anno in anno tramite verifiche il valore formativo della scuola e la preparazione degli alunni.

Le chiedo altri chiarimenti perché la cosa mi interessa molto sia come formatore sia come genitore. Non c’è nessuna polemica verso la scuola tradizionale in quello che dice, bensì la rivendicazione del diritto di pensare per tempo al futuro dei propri figli.

Alessia continua la sua spiegazione su questo tipo di scuola, dove non esistono voti, dove i bambini godono della massima libertà, ma sono educati all’apprendimento dell’autodisciplina, dove l’insegnante ha un ruolo di guida, di facilitatore permettendo al bambino di accedere a ciò che gli interessa in completa autonomia, infatti, il bambino è libero di scegliere quale attività svolgere in qualsiasi momento e comunque è messo in grado di apprendere le varie materie anche “giocando”.

Molto colpito da questa cosa vado su internet per documentarmi un po’ e scopro un altro mondo. Quello dell’”homeschooling” è un fenomeno che si sta diffondendo in modo notevole. Esistono in Italia e all’estero molte scuole alternative di questo tipo nate per iniziativa di genitori che desiderano essere coinvolti in modo attivo nell’educazione dei figli. Non sposano nessuna pedagogia in particolare, anche se molte si rifanno al metodo Waldorf (staineriano) o Montessori.